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2022-06-25 07:35:26 By : Mr. Robert Du

L’ospedale Papa Giovanni XXIII, quelli di S. Giovanni Bianco, Seriate, Alzano, Piario, Treviglio, il Sacco di Milano, il San Raffaele, Niguarda e, ancora, Cremona, Lodi, Pavia, Firenze, Bologna, Padova. La lista sarebbe ancora più lunga. «Tutti, gli ospedali tutti».

Roberto Paratico Roberto Paratico e il fratello Venanzio, con la Flow Meter , sono la seconda linea tanto invisibile (tranne per gli addetti ai lavori) quanto preziosa di questa emergenza. Ossigeno, si può ribattezzare . Nell’azienda, fondata nel 1969 da papà Franco, si producono i dispositivi per l’ossigenoterapia, l’aspirazione, la ventilazione, oltre che l’anestesia e la distribuzione dei gas medicinali. All’inizio, a Levate, 3.800 abitanti, la ditta produceva per lo più strumenti per il settore industriale (la storia raccontata dal primario di Pneumologia del Papa Giovanni XXIII) .

Da tempo, è diventata una tra le pochissime in Europa, se non l’unica per alcuni materiali, così specializzata in componenti per l’impiego in ambito medico . L’effetto, ora, è l’ondata di richieste che arrivano quotidianamente a getto continuo. Bastano pochi numeri, che fanno quasi impressione anche al titolare, per capirne la portata: «La quantità è imponente. Se in tempi normali producevamo 250 strumenti per CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) all’anno, ora siamo a 1.200 unità in 15 giorni, e solo per gli ospedali della nostra area. Ogni giorno, macchine degli ospedali arrivano qui per ritirare tutto quello che vien pronto».

«I pazienti ospedalizzati hanno bisogno di ossigeno. Produciamo dai più semplici flussimetri che erogano il farmaco per le terapie respiratorie di supporto, ai miscelatori flussometrici ad alto flusso per CPAP, per intendersi quelli che alimentano gli ormai famosi caschi. Con elevati flussi di miscela aria-ossigeno si riesce a generare una pressione positiva all’interno del casco stesso tale da facilitare per via meccanica il respiro spontaneo del paziente e favorendo in tale maniera il recupero dell’autonomia respiratoria. Allo stesso tempo si riesce a sgravare l’impegno delle terapie intensive, ormai sature oltre ogni limite».

I suoi 60 dipendenti, in due stabilimenti, nella sede storica di via del Lino e nella zona artigianale, lavorano 18 ore al giorno su due turni anche di 12 ore, sabato e domenica compresi. «Tutti hanno accolto l’invito e sanno che in questo modo possiamo, e dobbiamo, fare anche noi la nostra parte. Abbiamo fermato le forniture per i clienti esteri abituali che non sono in condizioni di emergenza per aiutare chi, invece, in tale situazione si trova. È un dovere etico».

Personale e ore di lavoro vanno spediti per cercare di stare al passo dei ricoveri di nuovi pazienti, della trasformazione di reparti in zone di isolamento covid-19e della nascita di ospedali da campo, con nuove esigenze di materiali che viaggia alla velocità della luce. «Gli ordini sono oltre tre volte la nostra consueta capacità settimanale. Stiamo garantendo quasi l’80% delle esigenze. Il restante 20%, comunque, viene soddisfatto nel giro di ulteriori due o tre giorni. Abbiamo frazionato le forniture, per dare qualcosa a tutti gli ospedali e garantire per quanto possibile la continuità del trattamento dei pazienti. Le priorità cambiano continuamente, riprogrammiamo di ora in ora».

Si era anche mosso Paratico, per risolvere il problema di carenza di ossigeno all’ospedale di Seriate. Non è esattamente il suo lavoro, ma ha i contatti giusti. «Bisogna operare così, fare la propria parte come si può. All’Azienda Ospedaliera era stato promesso un intervento di ampliamento per il lunedì, ma serviva subito. Sabato pomeriggio il serbatoio era stato posato e l’impianto completamente operativo. Se di solito un paziente consuma due o tre litri al minuto di ossigeno, il sistema CPAP ne richiede anche trenta. Non è mai capitato di dover trattare in ciascun ospedale contemporaneamente oltre 100 pazienti ad alto flusso e di conseguenza l’impianto di distribuzione dell’ossigeno va in default».

Qualche giorno fa ha ricevuto una telefonata da Roma: «La protezione civile ci ha chiesto subito 2.000 flussimetri. Certo, ci siamo messi a disposizione anche per loro». La Flow Meter, lo assicura, ha forze e mezzi per proseguire la produzione. Non fosse così, Roberto Paratico sembra avere il piglio e i canali per sbloccare le serrature inceppate dal coronavirus: «Siamo in grado di proseguire con questi ritmi, abbiamo scorte di componenti e, comunque, i nostri fornitori si sono messi in ginocchio insieme a noi per garantirci la continuità delle forniture. Tutti ne hanno bisogno adesso, è vero, ma domani è sempre meglio della prossima settimana».

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