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2022-09-10 07:48:54 By : Ms. Sarah Zhang

C’è chi dice che sono stati beccati con le mani nella marmellata. E che senza la benzina in più fra una rilevazione e l’altra del flussometro non fosse possibile raggiungere quelle velocità monstre che hanno caratterizzato le Ferrari da Monza in poi. La risposta della FIA alla lettera della Red Bull del 22 ottobre, quindi, avrebbe tarpato le ali alle Rosse a partire dal GP degli Stati Uniti.

Max Verstappen avrebbe avuto parole durissime su Ziggo Sport, se confermate, dando la stura a una serie di attacchi nei confronti delle SF90. Ma Nikolas Tombazis ha chiarito cosa non si può fare con il flussometro, ma non ha sancito che la Ferrari fosse fuori. E qualcuno, forse, ha fatto i conti senza l’oste.

Certo la domenica americana che ha sancito il sesto mondiale di Lewis Hamilton è stata la peggiore dell’anno per il Cavallino rampante. Charles Leclerc ha concluso quarto, ma a 52 secondi dalle Mercedes, avvalorando le teorie complottistiche. La Ferrari, all’improvviso è tornata a essere quella in crisi del GP d’Ungheria che aveva sancito il punto più basso della prima parte di stagione?

A giudicare dal risultato di Austin viene da dire di sì, ma bisogna andarci piano con i giudizi sommari. Tanto per cominciare in gara abbiamo visto una sola SF90. Quella di Sebastian Vettel aveva messo la freccia già al via per fare passare quelli che gli arrivavano a tiro, segno che il tedesco aveva sentito subito che c’era qualcosa che non andava.

All’ottavo giro si è rotto il triangolo superiore della sospensione posteriore e come un consumato cow-boy Seb ha cercato di domare il Cavallino imbizzarrito con il retrotreno accucciato che faceva scintille e l’anteriore sollevato da terra.

Questa Ferrari, ovviamente, non è giudicabile, anche se c’è da domandarsi come sia possibile un cedimento strutturale su una macchina di un top team senza che ci siano stati dei contatti?

Queste rotture sono le peggiori per un team perché tolgono fiducia al pilota e finché non si trova la causa del cedimento è normale che il Reparto Corse sia molto sotto pressione. La Rossa di Leclerc sembrava che stesse correndo con il freno a mano tirato nel primo stint: il monegasco era alle prese con un treno di gomme medie che non hanno funzionato (c’erano momenti in cui Charles prendeva quasi tre-quattro secondi dalle Mercedes!).

È evidente che nel setup c’è qualcosa che non ha funzionato, ma in generale la Scuderia ha iniziato male il weekend, scoprendo che la macchina deliberata per gli USA era troppo scarica per il tracciato pieno di bump. Caricando la SF90 sono parzialmente sparite le solite velocità massime, facendo suonare la grancassa dei rivali che a mezze parole lasciavano intendere chissà quali irregolarità del motore.

Peccato che Leclerc abbia rotto il suo motore EVO 3 nel primo giro di prove libere di sabato.

La Ferrari ha parlato di una perdita d’olio, mentre a noi risulta una perdita d’acqua che ha mandato letteralmente in fumo il sei cilindri che ha debuttato a Monza e che era alla quinta gara, mentre avrebbe dovuto arrivare a fine stagione.

Il monegasco, quindi, ha disputato la qualifica di Austin con il motore EVO 2 che aveva debuttato in Canada e ha fatto l’ultima apparizione a Singapore, dopo aver portato Charles al suo primo successo in F1 nel GP del Belgio a SPA.

A cedere sarebbe stato un componente dell’impianto di raffreddamento del 6 cilindri, per cui turbo-compressore e sistema ibrido si sarebbero salvati, mentre il motore termico sarebbe… morto.

Il pennacchio di fumo che abbiamo visto nel retrotreno della Rossa era dovuto al fatto che l’impianto dell’acqua è tenuto a una pressione di 2 bar per permettere all’unità di raggiungere una temperatura di 125 gradi, molto al di sopra di quella di ebollizione del liquido.

I motoristi del Cavallino diretti da Wolf Zimmermann contano di chiudere il mondiale senza dover fare ricorso a un quarto ICE. Per l’invecchiamento, l’unità che ormai ha più di 5.000 km di percorrenza, dovrebbe aver perso una quindicina di cavalli, mentre il differenziale di prestazione con il più evoluto Spec 3 è stato valutato in un decimo di secondo al giro.

Appare evidente che Charles si è trovato con una Rossa fuori assetto e con un motore un po’ spompato che è quasi arrivato al limite di chilometraggio. Per questo può essere che i tecnici del Cavallino abbiano deciso di adottare una mappatura meno spinta del solito per non intaccare l’affidabilità a scapito delle prestazioni.

Tanto che alla Speed Trap Leclerc è risultato solo 13esimo con 321,5 km/h contro i 328,7 km/h di Alexander Albon con la Red Bull, ma la Rossa #16 è stata poco dietro al vincitore Valtteri Bottas (324,1) ma comunque davanti a Lewis Hamilton, mentre negli altri tratti della pista il monegasco è stato il più veloce sulla linea del traguardo al T1 e secondo dietro a Bottas nel T2.

Insomma con una macchina in disordine e un motore sgonfio è emerso il weekend difficile della Ferrari che di problemi da risolvere ne ha molti, ma che respinge le accuse sulla presunta irregolarità. Mattia Binotto era particolarmente inviperito per le dichiarazioni di Verstappen.

La Ferrari ha un solo modo per mettere tutti a tacere: tornare a dettare legge nei picchi di velocità a Interlagos. La squadra del Cavallino avrà molte ferite da leccarsi prima di andare in Brasile, ma merita che ci sia una controprova dei fatti…

Foto di: Simon Galloway / Motorsport Images

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