È cresciuta, anche causa pandemia, la consapevolezza degli italiani riguardo alla diffusione degli strumenti e dei servizi digitali in sanità: sempre più numerosi i cittadini che sanno cos’è il FSE e apprezzano i servizi di telemedicina, ma anche i dispositivi indossabili per monitorare salute e stili di vita. I trend
Government & Public Services Industry Leader di Deloitte
La digitalizzazione nel comparto sanitario è sempre più un tema al centro dell’attenzione e del dibattito sul futuro della sanità in Italia. Ancor di più dopo che l’emergenza pandemica ne ha accelerato ulteriormente la diffusione e accentuato la portata di una trasformazione ormai inevitabile o meglio necessaria, che trova infatti nel PNRR una collocazione strategica.
Sanità digitale: in Italia si farà solo con un nuovo approccio ai dati
In questa fase da parte dei cittadini c’è una maggiore consapevolezza legata alla diffusione degli strumenti e dei servizi digitali. La rinnovata centralità attribuita in Italia al Servizio Sanitario Nazionale e al sistema salute nel suo complesso non riguarda solo l’evoluzione dei comportamenti della popolazione e delle organizzazioni che vi operano, ma anche l’attenzione dimostrata verso questi temi da parte degli stessi Governi e dell’Unione Europea, identificando proprio nella sanità una delle aree specifiche di intervento all’interno dei piani di ripresa post pandemica del Next Generation EU.
Nel contesto italiano, questa attenzione si traduce in una volontà di miglioramento del SSN, di suo ammodernamento e rinnovamento in chiave inclusiva e sostenibile, con oltre 20 miliardi di euro destinati a questo scopo tramite le risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, da REACT-EU e dal Fondo complementare.
Dalla seconda edizione del report di Deloitte “Outlook Salute Italia – Prospettive e sostenibilità del sistema sanitario”, emerge infatti un aumento nel livello di digitalizzazione in ambito sanitario a livello nazionale: un intervistato su due dichiara di aver ricevuto nell’ultimo anno un referto medico via e-mail, prenotato una prestazione sanitaria online e comunicato con il proprio medico tramite app o chat.
Al di là di queste modalità di interazione digitale, è interessante comprendere quale sia l’attuale livello di conoscenza degli italiani rispetto a tecnologie e strumenti innovativi in ambito sanitario, quali il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) o la telemedicina, ossia dei due macro ambiti che assorbiranno la gran parte dei 2,5 miliardi di euro previsti per la sanità digitale all’interno della Missione 6 nel PNNR.
Per il Fascicolo Sanitario Elettronico l’obiettivo è il suo rilancio complessivo in tutte le Regioni, con una parallela evoluzione verso un “FSE 2.0” con il quale non solo esporre servizi sempre più evoluti ai cittadini, ma soprattutto utilizzarne dati – strutturati e di qualità – per la governance di tutto il sistema sanitario e per la ricerca.
Per quanto riguarda la conoscenza dichiarata del Fascicolo Sanitario Elettronico, questa è aumentata significativamente rispetto alla precedente rilevazione. Nel 2019 “solo” il 23% sapeva di cosa si trattasse, ma la percentuale è salita al 41% nel 2021, a discapito sia di chi non sapeva cosa fosse sia di chi ne aveva solo una vaga idea.
L’indagine – condotta negli ultimi mesi del 2021 su un campione di oltre 3.800 italiani – ha riguardato anche l’ambito della telemedicina. In questo caso, se nel complesso si è registrato un aumento nel numero di rispondenti che dichiara di averne usufruito nell’ultimo anno, allo stesso tempo emerge come la consapevolezza degli italiani rispetto a questi strumenti sia ancora contenuta: se quasi uno su 5 ammette di non sapere esattamente di cosa si tratti, poco più della metà ammette di avere una conoscenza vaga del termine; solo il 27% dichiara invece di sapere effettivamente in cosa consista la telemedicina.
Nella percezione degli italiani, inoltre, la diffusione della telemedicina in Italia è migliorata rispetto all’edizione precedente: il 21% la ritiene “buona” (contro il 17% nel 2019) mentre il 5% addirittura “ottima” (il 3% nel 2019); allo stesso tempo, si riduce leggermente la quota di chi ritiene la sua diffusione “insufficiente” (da 29% nel 2019 a 26% nel 2021).
Telemedicina: cosa si aspettano i pazienti e perché è importante la compartecipazione alla salute
Oggi l’interesse nei confronti della telemedicina dimostrato dagli italiani sembra però rivolto soprattutto alla possibilità di accesso più agevole ai servizi sanitari, con minori spostamenti e riduzioni dei tempi; temi di privacy e sicurezza dei dati non hanno forte influenza invece nella scelta di utilizzare o meno questi servizi, così come eventuali valutazioni su una maggiore qualità del servizio (ad esempio, grazie ad un monitoraggio continuo del paziente). Inoltre, benché circa la metà dei rispondenti non sappia ancora in che misura fruirà nei prossimi anni dei servizi di telemedicina, tra chi si sbilancia ad avere la meglio sono i pareri positivi: il 27% ritiene infatti che, in qualche misura, ricorrerà di più in futuro alla telemedicina.
L’attuale offerta di servizi di telemedicina è quindi ancora contenuta in termini di diffusione e conoscenza, come noto, anche su questo tema il PNRR all’interno del riassetto della medicina di prossimità vede uno specifico indirizzo, che troverà un primo mattone attuativo con la “Piattaforma Nazionale di Telemedicina” che abiliterà le diverse Regioni verso servizi più integrati e omogenei su tutto il territorio.
Va sottolineato che la digitalizzazione non riguarda solo il comparto sanità in senso stretto, ma diventa sempre più parte dei comportamenti e delle aspettative dei cittadini nella gestione della propria salute e del proprio benessere. Come emerge sempre dalla seconda edizione del report “Outlook Salute Italia” di Deloitte, gli italiani dimostrano di essere particolarmente disposti a ricorrere a device e strumenti digitali a supporto di comportamenti più sani e a favore del proprio benessere. Basti pensare che circa un italiano su 3 dichiara di utilizzare strumenti digitali nell’ambito benessere e salute; uno su 2, se si considera chi svolge attività fisica assiduamente, almeno 3 o 4 volte alla settimana.
Tra i device digitali più utilizzati, vengono citati in generale gli strumenti di monitoraggio dello stile di vita, ma una quota rilevante fa comunque riferimento allo smartwatch come device a supporto della propria salute e del proprio benessere. Questa evidenza viene confermata anche da una recente analisi di Deloitte a livello globale – TMT Predictions 2022 – che prevede per i prossimi anni una crescita significativa dei dispositivi indossabili in ambito consumer health & wellness: nel 2022 saranno infatti consegnati 320 milioni di wearable per la salute (come gli smartwatch o gli smart patch) e, grazie all’ampliamento dell’offerta e alla crescente confidenza degli operatori sanitari con questi dispositivi, si stima che le consegne raggiungeranno i 440 milioni nel 2024. Non è d’altra parte solo la componente ”hardware” che è prevista in crescita: già nel 2021 il mercato globale delle applicazioni in ambito salute e benessere era stimato da Deloitte pari a 1,6 miliardi di dollari; tra queste, in particolare, la spesa per le applicazioni per il benessere mentale è prevista raggiungere nel 2022 i 500 milioni di dollari, con una crescita annua stimata del 20%.
La crescente diffusione e rilevanza del digitale nella sanità emerge anche da un altro studio di Deloitte – Digital Transformation: shaping the future of European Healthcare – focalizzato sui trend di adozione e utilizzo delle tecnologie digitali in ambito sanitario in Europa e in Italia. In particolare, l’analisi mette in evidenza come l’emergenza COVID-19 abbia accelerato l’utilizzo del digitale non solo per i pazienti, ma anche per gli operatori sanitari: circa il 64% degli operatori sanitari intervistati in Italia ha dichiarato di aver assistito in seguito alla pandemia ad un incremento nell’utilizzo di tecnologie digitali per fornire ai pazienti supporto e modalità di ingaggio digitale, risultato nella media degli altri paesi europei coinvolti nella rilevazione.
Questa rimodulazione complessiva del sistema salute porta con sé diverse richieste. Soprattutto efficacia negli investimenti, a partire da quelli indirizzati nel PNRR; tecnologie affidabili, per esempio quelle che affiancano la diagnosi e le decisioni di cura; chiari quadri regolatori, come quelli sulla privacy e sull’utilizzo dei dati; nuove competenze e professionalità, a partire da quelle interdisciplinari in affiancamento ai ruoli tradizionali.
Le sfide e le opportunità che con grande rapidità riscriveranno l’intero ecosistema della salute richiedono una visione complessiva e di lungo periodo, indispensabile per definire strategie integrate di governance economica e sanitaria, disegnare innovativi modelli assistenziali a partire da quelli di presa in carico e di erogazione remota dei servizi, con le relative roadmap di transizione.
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