Siccità, c’è il piano per affrontare l’emergenza ma mancano i soldi - CorrieredelVeneto.it

2022-07-30 06:47:56 By : Mr. Dan May

Il Po in secca (foto Calamosca/LaPresse)

Ci sono emergenze ed emergenze. La siccità, ad esempio, è da sempre sinonimo di flagello per campi coltivati e agricoltori. Bene (anzi, male) perché la siccità del 2022 finirà negli annali come la prima emergenza dei rubinetti di casa . Tecnicamente si parla di «idropotabile». La situazione è precipitata negli ultimi giorni. Colpa della risalita forsennata del cuneo salino , non più solo lungo 21 chilometri di Po anche lungo ben 24 chilometri del Livenza.

Gli interventi per scongiurare le perdite

Non stupisce, allora, che il subcommissario all’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua (coadiuvato da Viveracqua), abbia stilato in anticipo rispetto alla scadenza di giovedì 28 luglio, il doppio piano siccità e perdite. Sul fronte dell’emergenza idropotabile, Dell’Acqua ha messo in fila e quantificato un lungo elenco di ben 192 interventi per un valore complessivo di oltre 715 milioni di euro tutti rivolti a scongiurare perdite di pressione e rubinetti a secco nelle abitazioni. Per dare la misura, dei 192 interventi su cui il Veneto, con questo piano, chiede finanziamenti al fondo emergenziale del Dipartimento di Protezione civile nazionale, 17 sono emergenziali, 146 pianificati dai consorzi di bonifica e 29 da pianificare. Numeri imponenti che parlano da soli. I principi (e pure l’impatto finanziario) sono simili a quelli del post Vaia. In quel caso i fondi sono arrivati quasi tutti, certo è che su 715 milioni contro l’emergenza d’acqua potabile in Veneto, per ora, da Roma sono arrivati poco meno di 5 milioni . Non fosse una freddura, verrebbe da dire «una goccia nel mare».

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Oltre ai 192 interventi urgenti, il piano del subcommissario prevede altri 400 milioni da recuperare con il Pnrr per il «Piano ricerca perdite». La rete di condotte ha bisogno di continue manutenzioni e di sostituzioni e la ricerca delle perdite lungo la rete degli acquedotti è balzata in cima alle priorità. Sprecare anche una sola goccia d’acqua non è ammissibile in questa situazione. Serve, poi, una visione di insieme e, dice Dell’Acqua «un approccio diverso al problema. Il Livenza non aveva mai avuto problemi di risalita del cuneo salino. Ora siamo a 23-24 km e in crescita» . Per respingere il sale a mare non resta che sperare in forti precipitazioni. E gli invasi montani d’acqua dolce? Si diceva della necessaria visione d’insieme, l’ipotesi di svuotare, per restare sul Livenza, il lago di Santa Giustina riversandolo a valle risolverebbe il problema per un pugno di giornate, poi si sarebbe punto e a capo e, per di più, con un prezioso invaso già svuotato. Tant’è che soluzioni volanti come il bypass fatto a Caorle nella notte fra domenica e lunedì diventerà semi permanente. «Va meglio sull’Adige - prosegue Dell’Acqua - i gestori degli invasi trentini hanno annunciato ieri, all’Osservatorio dell’Autorità di bacino, di voler aumentare la portata verso l’Adige. Per contro i consorzi a valle hanno concordato una riduzione sui prelievi». Compromessi quotidiani per mantenere un precario equilibrio di vasi comunicanti. «La situazione è particolarmente critica in tutta la regione – dice Zaia nelle vesti di commissario -. Si tratta di mettere in atto interventi già indicati dai nostri enti gestori che, oltre ad agire rapidamente sull’emergenza, stanno accelerando sul resto delle opere».

L’attacco del Pd

Il riferimento è, chiaramente, a quel «Piano di micro invasi» che necessita di altri 500 milioni di euro che non possono che arrivare da una rinegoziazione del Pnrr, dice Zaia. Un altro capitolo, e non secondario, dell’emergenza. Attacca il consigliere Pd Andrea Zanoni : «192 interventi non sono pochi. Che ha fatto la Regione fino ad ora se le condotte perdevano acqua da anni?».

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